Calcata
Nella Tuscia ci sono alcuni paesi che, dopo essere stati protetti per secoli dalla struttura morfologica dei siti perché posti su erte di roccia da cui si dominava il territorio circostante e scelti proprio per questo dai loro primi abitanti, rischiano di scomparire a causa di eventi sismici o sotto la pressione degli agenti atmosferici; la città più famosa è sicuramente Civita di Bagnoregio ma la stessa sorte sta rischiando Calcata, piccolo centro della Tuscia che domina la Valle del Treja, fiume che nasce nei pressi del Lago di Bracciano per andare a confluire nel Tevere.
Calcata Vecchia – Panorama
La storia dell'abbandono di Calcata è diversa da quella di Civita e s'incrocia con quella di Messina perché il terremoto del 1908 che distrusse la città siciliana fu avvertito in altri centri nel resto dell'Italia che riportarono danni, e così per una legge del 1935 ne fu imposto l'abbandono. Calcata fu uno di questi, gli abitanti lasciarono il borgo costruito sopra una rupe e a poca distanza fu costruita Calcata Nuova.
Calcata – Porta di acceso
Il tempo a Calcata Vecchia si fermò agli inizi del Novecento, divenne una città disabitata e così rimase per alcune decenni finché negli anni '60 fu riscoperta dagli artisti e da quanti volevano vivere in comunità a misura d'uomo; le proprietà furono vendute a poco prezzo ad artisti ed artigiani new age che commissionarono studi i cui risultati rassicurarono sulla stabilità geologica della rupe di Calcata dove fu di nuovo autorizzata la residenza ma con precisi limiti, nessuna nuova costruzione nel borgo e nessun autoveicolo poteva transitare al suo interno.
Calcata Vecchia – Panorama
La storia del territorio di Calcata inizia nell'età del bronzo, il suo territorio era abitato nel XV secolo a.C. dai Falisci, un popolo italico, a cui verso il X secolo a.C. si unirono poi gli etruschi. Di questi insediamenti sono stati trovati resti in località Narce, Pizzo Piede e Monte Li Santi e se sulla collina di Narce si svolgeva la vita quotidiana, a Pizzo Piede c'era la città dei morti e sull'altura di Monte Li Santi sorgeva un grande santuario. Lungo il sentiero che porta ala necropoli di Pizzo Piede si incontra un enorme monolite su cui sono intagliati degli scalini ma sul suo significato e la sua funzione ancora non è stato possibile avere un'interpretazione certa.
Calcata – Necropoli di Pizzo Piede
Le ricerche archeologiche condotte a Narce hanno portato alla scoperta su una epigrafe del nome dell'antica città falisca: Thevnalthia. Sono state ritrovate circa 300 maschere votive.
Monte Li Santi, Valle del Treja – Maschera votiva trovata durante gli scavi del 1985- Museo archeologico di Mazzano Romano
Altri scavi condotti nella Valle del Treja nel 1985 hanno portato alla scoperta di un santuario ai piedi del Monte Li Santi; aveva l'accesso rivolto dalla parte del fiume e gli archeologi ritengono che vi si svolgevano riti sacrificali perché è stato rinvenuto un pozzetto dove si gettavano le offerte. Sono state ritrovate anche delle statue che rappresentano le “madri”, figure in terracotta di donne sedute che cullano neonati; queste suggeriscono come nel santuario si svolgessero riti connessi al culto della maternità e quindi le offerte alla madri dovevano essere propiziatorie di fecondità.
Valle del Treja vista da Calcata
Come le altre città falische nel IV secolo a.C. anche Calcata fu conquistata dai Romani ma di questo passaggio ancora non sono state trovate tracce. La città attorno all'anno Mille era una rocca di proprietà dell'Abate di S. Gregorio al Celio e nella quale affluivano i prodotti agricoli del circondario che poi sarebbero stati distribuiti ai poveri nelle diaconie di Roma.
Il borgo ha una decisa impronta medievale e le vicende durante il periodo della lotta per le investiture hanno visto le famiglie dei Sinibaldi e degli Anguillara contendersi il suo controllo fino a quando la proprietà passò ai Duchi di Rignano, un ramo della famiglia Massimo.
Calcata – La Piazza e la Chiesa del SS. Nome di Gesù
Di questi passaggi è rimasto solo il Palazzo Baronale, costruito dagli Anguillara, rimaneggiato nel XVIII secolo e la Chiesa rinascimentale del SS Nome di Gesù nella quale era conservata una particolare reliquia: il prepuzio di Gesù. La reliquia era conservata in un globo d'oro che venne rubato nel 1984; secondo la tradizione era arrivata a Calcata portata da un Lanzichenecco che l'aveva nascosta in un grotta dopo averla rubata in Vaticano dove era conservata dopo essere stata regalata a Papa Leone III da Carlomagno che l'aveva presa in Terrasanta. Sebbene fosse l'unico resto del corpo di Gesù – tagliato via quando fu circonciso nel Tempio – é sempre stata considerata con prudenza dalla Curia Romana che l'aveva fatta togliere dalla chiesa e non ha mai fatto troppa pressione perchè fosse ritrovata.
Calcata – Lato destro Chiesa del SS.Nome di Gesù
La chiesa perché vicina al Palazzo baronale ebbe per molti secoli la funzione di cappella palatina anche se la presenza della famosa reliquia dal XVI secolo al XIX l'aveva resa meta di pellegrinaggi da ogni parte della cristianità; per questo motivo nel XVII secolo fu deciso il completo restauro che la trasformò in una chiesa un po' senz'anima, almeno per chi vada cercando l'atmosfera di religiosità medievale che invece si coglie in altri borghi del viterbese. Per meglio capire la storia del sito bisogna sapere che furono i papi a volere il restauro e ad alimentare il culto della reliquia concedendo l'indulgenza plenaria a coloro che vi si recavano in pellegrinaggio e lasciavano cospicue elemosine. Il restauro inglobò nella precedente chiesa medievale una parte del Palazzo Rinascimentale degli Anguillara, che si profila in continuità architettonica sul lato sinistro della chiesa, mentre sul lato destro restano a vista i muri medievali e la nuova cappella realizzata a lato del presbiterio. All'interno della chiesa un pregevole ciclo settecentesco di Storie di Cristo in stucco bianco, un tabernacolo del '400, un fonte battesimale di marmo e un'acquasantiera con il simbolo degli Anguillara.
Sulla piazza si trova anche il portone di accesso al Palazzo Baronale considerato l'edificio più importante di Calcata ed oggi sede del Parco Regionale Valle del Treja.
Calcata Vecchia – Palazzo Baronale degli Anguillara
L'impianto urbanistico di Calcata Vecchia è medievale e molte case risalgono al 1200 ed affacciano su viuzze e vicoli che evocano storie come “Via di Porta Segreta” così chiamata perché conduceva ad una porticina che, dal lato occidentale della rocca, consentiva di arrivare nella valle sottostante per fuggire o rifornirsi di viveri durante gli assedi. Oggi Via di Porta Segreta è una delle strade su cui affacciano le botteghe degli artigiani che a Calcata lavorano e vivono. Nei pressi di un negozio di marionette c'è l'accesso per scendere nell'ipogeo che poi apre sulla valle che circonda il borgo.
Calcata - Vicolo caratteristico
Tutte le vie di Calcata iniziano a Piazza Vittorio Emanuele II e dove sono ben visibili tre troni in tufo, realizzati negli anni ottanta del secolo scorso da Costantino Morosin al quale si deve anche l'opera ,visibile nel bosco di Fonte Viva all'interno del Parco del Treja, chiamata la Stanza Naturale.
Costantino Morosin - Stanza Naturale, 1996
Un'ultima sosta la merita il Giardino Portoghesi-Massobrio nato da un'idea dell'architetto Paolo Portoghesi che negli anni Sessanta del secolo scorso fu uno degli artisti che decisero di vivere a Calcata. Una superficie non grande, tre ettari, dove l'architetto ha voluto riproporre alcune idee della più imprevedibile architettura del barocco romano, e non solo, quale intelaiatura di un giardino botanico che privilegia le piante autoctone.
Calcata - Giardino Portoghesi-Massobrio
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