Nepi

Situata lungo la Via Cassia è uno dei centri della Tuscia scelto dal popolo etrusco dei Falisci per costruire una città in quanto la morfologia del sito garantiva delle difese naturali ed infatti l'esercito romano di Furio Camillo faticò molto per conquistarla. Il centro era stato costruito su di uno sperone triangolare di roccia tufacea formatosi per l'azione erosiva dei corsi d'acqua che scorrono lungo le valli laterali, da una parte il Rio Falisco a nord e dall'altra il Rio Puzzolo a sud.

Nepi, ripresa area del borgo e del suo territorio
Nepi, ripresa area del borgo e del suo territorio

I Falisci ne fecero una delle loro città più grandi e venne chiamata Nepa.
Ma il territorio di Nepi era stato scelto come habitat umano sin dal neolitico, complici le colline tufacee incise dall'azione erosiva dei corsi d'acqua che corrono lungo i canaloni caratteristici dell'orografia della Tuscia. Nelle colline di tufo si insediarono gli uomini dell'età del bronzo ricavando abitazioni nelle grotte, abbandonate poi in età etrusca e romana ma riusate nel medioevo sia come rifugio della popolazione dalle scorrerie di goti, longobardi, bizantini, franchi, normanni e saraceni ma anche come luoghi di meditazione dove andarono a vivere i monaci benedettini.
La città fondata dai falisci forse aveva come suo totem il serpente visto che il serpente Nepa, lo scorpione acquatico, si trova ancora nello stemma della città.

Nepi, Viterbo IT – Stemma del Comune di Nepi
Nepi, Viterbo IT – Stemma del Comune di Nepi

Gli studi etimologici hanno peraltro chiarito che il nome Nepi deriva dall'etrusco nepet, derivato a sua volta dalla radice linguistica indoeuropea nep che si riferisce ai “corsi d'acqua” e che significherebbe “vallone boscoso”. Come curiosità vale anche ricordare che anche il nome Nepa, con cui si indica il serpente ed a cui è legata anche un'antica leggenda, ha la radice nep che lo riconduce all'acqua e sembra che gli antichi falisci vi associavano il culto della fertilità a cui l'acqua è strettamente connessa.

Nepi – La Valle Suppettonia ed il Monastero di San Bernardo
Nepi – La Valle Suppettonia ed il Monastero di San Bernardo

La città subì nei secoli la penetrazione degli etruschi e tra i due popoli sembra sia avvenuta una progressiva integrazione senza guerre, comunque nel VI secolo a.C. il centro era divenuto la capitale della Pentopoli etrusca e tale rimase fino al 314 a.C. quando, caduta Veio, venne conquistata da Roma .
Questo passato di Nepi come città prima falisca-etrsuca e poi romana-cristiana è testimoniato dalle numerose necropoli che furono ricavate lungo le scarpate dell'altopiano tufaceo su cui sorgeva la città dei vivi ed ancora oggi è il centro della cittadina. Alle necropoli di Nepi si accede dalla Valle Suppentonia, ma prima di entrarvi, nei pressi dell'attuale cimitero, si trova la “Catacomba di Santa Savinilla”. I cunicoli di questa catacomba furono scavati nel tufo sin dal III secolo e secondo la tradizione sulle tombe dei martiri cristiani San Tolomeo, vescovo di Nepi, e San Romano suo segretario uccisi al tempo di Claudio il Gotico. Sul loro accesso solo attorno all'anno Mille fu costruito un Oratorio a loro dedicato. I due martiri sono i patroni della città e vengono celebrati ogni anno il 24 agosto con una grande festa.

Nepi, Viterbo IT – Catacomba di Santa Savinilla V secolo d.C.
Nepi, Viterbo IT – Catacomba di Santa Savinilla V secolo d.C.

Le catacombe sono state riscoperte nel secolo XVIII e per le loro caratteristiche sono considerate tra le più importanti del Lazio; sono formate da tre gallerie principali da cui si diramano altre gallerie, la particolarità è nella larghezza di m. 3,5 delle gallerie principali che fu possibile ottenere grazie alla consistenza tenera della roccia tufacea. All'interno vi sono più di mille sepolture, alcune delle quali ancora chiuse con tegole ed intonacate con malta bianca su cui si possono trovare anche iscrizioni dipinte o graffite. Le visita è possibile in qualsiasi periodo dell'anno rivolgendosi al Museo Civico di Nepi.

Nepi, Viterbo IT – Cripta della Chiesa di San Biagio
Nepi, Viterbo IT – Cripta della Chiesa di San Biagio

Della città romana sono rimaste poche testimonianze in gran parte visibili seppure inglobate nelle mura dell'Oratorio di San Biagio che nel X secolo era parte di un monastero costruito su una domus romana. La Chiesa di San Biagio si trova in fondo all'omonimo vicolo ed è un edificio medievale addossato alla cinta muraria, ha una sola navata e sotto l'abside c'è una cripta, la cripta di San Biagio da cui proveniva il sarcofago con il rilievo della nascita di Giove che ora si trova in Vaticano e fu donato a Benedetto XIV dal parroco della chiesa. L'edificio è stato da poco restaurato e merita di essere visitato per ammirare gli affreschi del XIV secolo.

Nepi, Viterbo IT – Porta Nica, basolato romano
Nepi, Viterbo IT – Porta Nica, basolato romano

Testimonianza dell'età romana è anche il basolato romano della strada che passa sotto Porta Nica, vestigia del sistema viario ormai visibile solo in alcuni punti della città che comunque conserva il classico impianto urbanistico di una città romana tanto che il Foro si trovava nell'area dove oggi sono il Duomo e la sede del Comune. Secondo la tradizione orale il Duomo sarebbe stato costruito dove in età romana sorgeva un tempio pagano e dedicato forse a Giano o pù probabilmente a Giove, tuttavia non ci sono indicazioni letterarie che confermino il racconto né gli scavi archeologici condotti nel giardino della sede vescovile hanno portato al ritrovamento di reperti che confermano la storia. Altri importanti vestigia di età romana sono quelle dell'Anfiteatro di Augusto e le Terme dei Gracchi, costruzioni che furono realizzate dopo che Nepet divenne municipium all'inizio del I secolo d.C. ed era parte della Regio VII Tuscia Suburbicaria.

Nepi, Viterbo IT – Museo Civico: testa capite velato di Augusto I sec. a.C.
Nepi, Viterbo IT – Museo Civico: testa capite velato di Augusto I sec. a.C.

Dell'Anfiteatro che fu dedicato ad Augusto oggi rimane poco, durante gli scavi condotti nell'Ottocento venne ritrovata una testa conosciuta Augustuscapite velato” quindi del princeps rappresentato come Pontifex Maximus che fu posizionata su una statua acefala ed esposta nella Piazza del Comune. La testa fu rubata ad inizio novecento e solo pochi anni fa è stata recuperata all'estero ed è ora esposta nel Museo Civico di Nepi.
I romani poco poterono cambiare dell'impostazione urbanistica che la città aveva avuto dai Falisci ed inoltre i lavori realizzati nel XV secolo per la costruzione della Rocca Farnesiana hanno probabilmente cambiato molto la città.
Dopo la caduta dell'impero romano Nepi rimase sotto il dominio degli amministratori bizantini e, per la posizione di controllo sulla Via Amerina, era considerata un avamposto contro il pericolo longobardo. La gestione del suo territorio fu progressivamente demandata al Papato soprattutto per riflesso delle donazioni imperiali che consentirono il formarsi del Patrimoniium Sancti Petri, ovvero quell'insieme di fattorie agricole da cui la chiesa ricavava prodotti e tasse per il sostentamento del clero e lo svolgimento delle attività assistenziali in cui si era sostituita all'imperatore. Per l'attività evangelica e pastorale, ma anche per controllare l'andamento delle attività economiche furono poste le diocesi e tra le prime, nel V secolo venne istituita la diocesi di Nepi e per ospitare le funzioni fu costruito il Duomo.

Duomo di Nepi dedicato a S. Maria Assunta
Duomo di Nepi dedicato a S. Maria Assunta

Nel punto più alto, dove si trovavano le fondazioni di un tempio pagano, fu costruita la chiesa paleocristiana dedicata a Sancta Maria in Nepe, come dono di un'importante credente, S. Galla figlia del Senatore Symmaco, per ospitare il corpo dei santi martiri che in quel V secolo si portavano via dalle catacombe nella speranza di salvare quelle reliquie dalle razzie dei predatori barbari. Tuttavia quel primo edificio non fu risparmiato e venne distrutto pochi anni dopo nel corso della guerra gotica.
Inizia proprio fuori dell'abitato di Nepi la Valle Suppentonia, la lunga valle che arriva sino a Civita Castellana e dove molti eremiti si ritirarono in meditazione.

Nepi: Rocca dei Borgia durante il Palio di giugno
Nepi: Rocca dei Borgia durante il Palio di giugno

Nepi ebbe un periodo di splendore quando, entrato tra i possedimenti sottoposti al potere temporale del Papa, fu assegnato in godimento al Borgia. Divenuto Papa Alessandro VI egli concesse la città e le sue rendite a Lucrezia Borgia che la governò dal 1499 poiché il padre Papa Alessandro VI che gliela concesse in enfiteusi; dopo che aveva sposato Alfonso d'Aragona Duca di Bisceglie e cche costruì il castello noto come Rocca dei Borgia e che divenne poi la residenza dei Farnese Duchi di Castro e Nepi.

Nepi, Viterbo – Il cosiddetto Acquedotto romano ma in realtà risalente al XVIII secolo
Nepi, Viterbo – Il cosiddetto Acquedotto romano ma in realtà risalente al XVIII secolo

Ad età moderna risale invece il cosiddetto “Acquedotto romano” per la grande somiglianza con le opere di ingegneria idraulica degli antichi; fu infatti realizzato tra il 1702 ed il 1772 su un primo progetto del Vignola per risolvere il problema di portare l'acqua nel borgo situato ad una quota molto più alta della sorgente d'acqua detta “La Botte” e soprattutto superare il vallone che il torrente Falisco forma a ridosso dei Bastioni del Sangallo. Furono costruite delle arcate che, come gli antichi acquedotti romani consentissero di avere la pendenza necessaria all'acqua per arrivare al castellum aquae sulla piazza; per coprire i 285 metri di larghezza del vallone furono costruiti 36 archi e nella parte che appoggiava ai bastioni si dovette realizzare un doppio ordine di archi che arrivano a circa 20 metri di altezza.
La sorgente da cui proviene l'acqua è La Botte da cui l'acquedotto è anche detto “Archi della Bottata”; al termine della sua condotta fu posta una mostra d'acqua che rappresenta la Rocca dei Borgia affiancata finale è sulla e che impressionò il pittore William Turner che ne fece una serie di schizzi oggi alla Tate Gallery a Londra.

Nepi, Viterbo IT: Cascata del Picchio
Nepi, Viterbo IT: Cascata del Picchio

Gli amanti del trekking possono lasciare Nepi scendendo per il sentiero del Cardinale nella valle del Fosso Castello e, dopo aver percorso le antiche vie cave dei Falisci, seguire il sentiero che lungo il corso d'acqua porta alla Cascata del Picchio.
Tutti coloro che invece amano la riscoperta di siti storici dimenticati possono inoltrarsi lungo la il Fosso Cerreto ed a 3 km da Nepi incontrare i ruderi del Castello e Ponte Nepesino.



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