Alberobello
Il borgo di Alberobello è sicuramente il più caratteristico della Puglia ed anche il paese pugliese più noto nel mondo nonostante la sua vita come abitato sia abbastanza recente, il merito è dei tetti delle sue case, dei coni di pietre posati a secco su ambienti di forma circolare, i trulli. Singolare come le sue case è anche il suo nome di cui non si hanno notizie sino al XV secolo e che deriva dalla Sylva Arboris Belli nome con cui in epoca angioina veniva indicato un grande bosco ora scomparso che si trovava dove poi si formò un agglomerato di povere case di contadini e pastori.
Questi contadini iniziarono ad usare le costruzioni in pietra locale con la copertura conica non più solo come deposito delle attrezzature o il ricovero degli animali, ma come vere e proprie case.
Trulli
I trulli non hanno fondazioni e sono costruiti direttamente sulla roccia; l'unicità di queste costruzioni è nella tecnica adottata. Sono realizzate a secco
, ovvero il materiale litico reperito sul posto viene posto in opera senza l'uso di malta, quindi di acqua, e la stabilità viene garantita dalla scabrosità delle pietre giustapposte inserendo delle scaglie dello stesso materiale dove è necessario.
Nonostante la semplicità della struttura la costruzione richiede le competenze tecniche dei mastri murari chiamati anche trullari che nei tempi antichi erano dei contadini che si dedicavano alla costruzione nei periodi di pausa dai lavori agricoli.
Alberobello – Panorama dei tetti
Tuttavia i trullari non potevano costruirei trulli secondo la loro ispirazione ma dovevano seguire delle regole precise che erano state imposte sin dal XVII secolo dal conte Giangirolamo Acquaviva perchè il bosco era in un'area chiusa riservata alla caccia dei Conti Acquaviva d'Aragona.
Gli Acquaviva avevano però bisogno di manodopera per lavorare nelle loro terre e così spostarono dai feudi vicini dei contadini che mandarono a vivere nei ricoveri degli attrezzi e degli animali per non dover pagare al Vicerè di Napoli l'imposta che la Prammatica de Baronibus
imponeva per ogni nuova costruzione. Le costruzioni con il tetto conico erano a secco, ovvero senza la malta che le rendesse definitive e quindi potevano essere velocemente smantellate se era in arrivo un'ispezione da Napoli. Proprio Giangirolamo detto Il Guercio di Puglia
per non pagare i tributi impose ai coloni di costruire le loro case come i ripari provvisori degli animali e degli attrezzi. Per questo motivo ad Alberobello non ci sono palazzi antichi ma solo il Palazzo di Caccia che Giangirolamo Acquaviva fece costruire nel 1635; in effetti è un casino di caccia che era utilizzato anche per la villeggiatura dalla moglie Isabella ma presso il quale il conte fece costruire anche un molino, un forno, una beccheria, una taverna per i viandanti. Il casino fu costruito su un'altura da cui si dominava sia il bosco che la zona che già allora si chiamava Monti
dove si trovavano i trulli dei contadini che aumentavano di numero tanto che la Silva era alla pari delle altre città ma per la quale, visto che le case erano solo trulli, il suo signore non versava alcun tributo al Vicerè.
Ritratto di Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona
La situazione cambiò nel 1797 quando un gruppo di maggiorenti della Selva denunciò al Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone l'esistenza clandestina del feudo per potersi liberare della signoria degli Acquaviva; il re riconobbe il paese come città reale e l'affrancò dal dispotismo dei Conti.
Alberobello potè quindi divenire una Comunità con un parlamento composto di tutti i capifamiglia che poteva eleggere un sindaco, due consiglieri ed un cancelliere per il governo della città.
Nel 1843 le leggi capovolsero la tradizione: il regolamento di polizia urbana proibì di costruire a secco in tutta Alberobello salvo che nel Rione Monti, sulla collina a sud, che essendo la zona dove abitavano i poveri fu esclusa dal divieto. Prima della nuova legge nel Rione Monti c'erano più di 2000 trulli, oggi se ne contano 1300.
Nel 1910 il rione venne dichiarato Monumento Nazionale, vietata la costruzione di edifici moderni e posto sotto tutela perchè riconosciuta la sua importanza culturale ed artistica. Dal 1996 l'Unesco ha inserito i trulli pugliesi nella World Heritage List.
Alberobello – Turisti a passeggio per i vicoli
Apparentemente i trulli sono uguali tra loro ma in effetti sono tutti differenti; l'elemento che li distingue può essere la loro forma, il simbolo dipinto sulla cupola formata con le chianchiarelle – così sono chiamate le scaglie di pietra calcarea in dialetto locale - oppure il comignolo. I simboli che sono disegnati sui tetti dei trulli sono segni magici o propiziatori o protettivi che nonostante l'apparenza misteriosa ed antica sono invece frutto di una tradizione recente, infatti solo dal 1934 hanno cominciato ad apparire sui tetti di Alberobello copiando quelle antichi che sono invece presente nei trulli di Ceglie Messapica, Martina Franca e Locorotondo.
Alberobello – Panorama
Alberobello è un paese piccolo e la maggior parte dei trulli si trovano nel Rione Monti e nel Rione Aia Piccola. Nel Rione Monti si trovano i trulli più antichi e particolari come il Trullo Siamese sul cui portale è indicata la data del 1400; la data potrebbe non essere esatta ma questo non toglie che il trullo sia effettivamente uno dei più antichi visto che è costruito su una roccia sporgente ed è circoscritto da possenti mura di contenimento. La sua particolarità oltre che nella pianta ellittica e nelle due cupole e nell'avere due entrate poste in due strade diverse; il motivo secondo la leggenda sarebbe riconducibile alla storia di due fratelli di cui il maggiore ebbe promessa in sposa una ragazza che invece amava, riamata, il fratello minore. I due innamorati si sposarono ed andarono a vivere nella casa, che i genitori aveano lasciato ai fratelli, e dove viveva anche l'altro fratello. Questo non sopportava la coabitazione e quindi facendo valere il diritto di primogenitura chiese che i due sposi lasciassero la casa ma il minore allora fece riconoscere il suo diritto all'eredità; la lite fu risolta dividendo la casa in due e ogni parte con la porta su strade diverse, una su Via Monte Nero e l'altra su Via Pasubio.
Alberobello – Trullo siamese
Alle spalle della Chiesa di S. Cosma e Damiano, detta anche dei Santi Medici, si trova il Trullo Sovrano che rappresenta un'evoluzione della tecnica costruttiva del trullo. Fu costruito dal sacerdote della Chiesa dei Santi Medici all'inizio del settecento per sé e la sua famiglia; la sua particolarità è nell'essere un trullo a due piani e parte di un complesso di ben undici trulli tutti collegati tra loro.
Ma non tutti gli edifici nella terra dei Conti di Conversano era costruiti a secco, infatti oltre al Palazzo Acquaviva fu costruita la Chiesa dei Santi Medici, posta al limitare dei rioni dei trulli, tra Aia Piccola e il borgo Monti. La chiesa fu voluta da Giangirolamo II e sua moglie Isabella Filomarino ed era ex-voto per essere riusciti “per grazia ricevuta” da SS. Cosma e Damiano ad avere dei figli. Sembra infatti che per problemi forse di impotenza, forse di sterilità nei primi anni di matrimonio i Conti non riuscirono ad avere figli e solo dopo il pellegrinaggio all'Eremo di Cosma e Damiano ad Isernia, Isabella mise al mondo un figlio che chiamarono Cosimo probabilmente per onorare i santi Medici.
Alberobello - Trullo Sovrano
Non solo Giangirolamo costruì una chiesa a loro dedicata ma dal 1636 il giorno 27 di settembre tutti gli anni imponeva una processione in cui un'immagine della Madonna di Loreto con ai lati i due Santi Medici che veniva portata per tutta la contrada e tutti gli abitanti erano obbligati a partecipare. Dopo la morte del Conte la processione per la festa dei Santi Medici fu continuata dalla comunità solo per devozione dei santi che diventarono i patroni di Alberobello; oggi in processione vengono portate le statue dei Santi Medici che durante l'anno sono oggetto di venerazione all'interno della chiesa.
Come luogo di culto divenne la parrocchia di Alberobello solo nel 1797 quando la città fu riconosciuta dal Re di Napoli come tale. Nel 1938 la chiesa è diventata un Santuario e nel 2000 è stata riconosciuta come Basilica Minore.
Alberobello, Bari – Statue dei Santi Medici
La chiesa che il Conte aveva costruito sopra un'antica chiesetta è stata più volte ristrutturata ed ampliata e l'architettura attuale risale all'ultimo ampliamento avvenuto nel 1885. Per poterlo realizzare è stato necessario eliminare alcuni trulli, alla fine del lavoro la popolazione era felice di avere una chiesa così grande e sebbene la facciata sia stata realizzata in pietra calcarea si percepisce la disarmonia con i trulli che la circondano.
Alberobello, Bari – Chiesa dei Santi Medici, XVII secolo
Per poter godere del panorama sulla distesa dei trulli si deve salire al Belvedere, la terrazza costruita negli anni trenta del secolo scorso proprio per poter ammirare il panorama di Alberobello.
La vita di Alberobello è strettamente connessa con il suo territorio che con la sua morfologia ha determinato l'habitat degli uomini ed anche l'evoluzione delle sue coltivazioni, i legumi, l'ulivo ed il vino.
Quando nel 1806 viene abolita la feudalità i contadini non dovettero più dare i tributi al Conte ed inoltre il Comune ricevette altre terre per gli usi civici; le terre furono dapprima adibite a seminativo e bosco deciduo ma nell'arco di un secolo le terre diventarono avare ed il bosco, la Silva Arbori Bellis scomparve. Solo a fine ottocento e con le nuove politiche agrarie Alberobello poté raccogliere nuovi e più abbondanti frutti della terra.
I terreni vennero completamente ripuliti e disossati fino a 80 -100 cm, le pietre calcaree vengono raccolte ed utilizzate: quelle più grandi e più regolari per costruire e riparare i trulli, quelle più grossolane per la costruzione dei muretti a secco che oltre a dividere le proprietà servono per trattenere la terra durante le pogge copiose di primavera ed autunno, le pietruzze infine vengono raccolte e utilizzate come lettiera per la coltivazione della vite.
Oggi le “terre appese” che circondano Alberobello sono tutte un susseguirsi di vigneti dove si producono uve per la produzione del Vino DOC “Martina Franca bianco”.
Alberobello, Bari – Vigneti nella campagna di Alberobello
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